Rovigo - Guida Turistica

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Duomo di Rovigo
  Le notizie più consistenti che si possiedono riguardo alla chiesa di S. Stefano papa e martire risalgono al 1696, anno in cui iniziò l'ultima ricostruzione. Non si conosce l'origine della chiesa, tuttavia, si può collegarla al periodo compreso tra l'VIII e il IX secolo: il primo documento che attesta, sia pure indirettamente, dell'esistenza della chiesa, risale al 964, e si limita a fornire la citazione di un Leo arciprete di S. Stefano di Rovigo. È probabile che dopo la metà dell'XI secolo la chiesa sia stata ricostruita: la notizia è fornita dall'Ughelli nella sua storia delle diocesi d'Italia, pubblicata nel XVII secolo, ma non è documentata; tuttavia, si accorderebbe con la fase di espansione che ha caratterizzato Rovigo in quell'epoca. Si può ritenere che il primo quanto il secondo edificio fossero ubicati all'interno dell'attuale Duomo e che, secondo le consuetudini liturgiche, fossero orientati con la facciata verso ovest. Annesso alla chiesa, ma da essa distinto, doveva essere il battistero. Ricostruito nel 1361, come ricorda una lapide sopravvissuta, ebbe forma di chiesetta a pianta longitudinale. Probabilmente attorno alla metà del XV secolo si ebbe un ulteriore ricostruzione della chiesa di S. Stefano: il nuovo Duomo fu consacrato nel 1461. Di questa costruzione si ha un disegno ideale: le dimensioni dovevano essere relativamente modeste (non doveva superare i 30 m di lunghezza), che però erano senz'altro superiori alla cosreuzione precedente, e la facciata era orientata a nord. Dalla relazione pastorale del 1474 si apprende che quel Duomo aveva cinque altari e che era in condizioni ottimali. Circa due secoli dopo la chiesa risulta già gravemente compromessa, tanto che nel 1691 viene posto con chiarezza al Consiglio cittadino il problema della ricostruzione. Nel 1696 i lavori poterono iniziare. Il progetto, fornito dal padovano Girolamo Frigimelica Roberti, prevedeva una costruzione di dimensioni pressoché doppie rispetto alla precedente. La prima pietra venne benedetta dal vescovo Carlo Labia, e per l'occasione venne coniata una medaglia d'oro con inciso il progetto del Duomo nuovo. Nel giro di 15 anni la costruzione era a buon punto, tanto che nel 1711 si poté completare la demolizione del Duomo vecchio, e il 14 febbraio il vescovo Filippo Della Torre poté celebrare la prima messa nel nuovo. Tuttavia, soltanto nel 1729 la costruzione si poteva considerare praticamente conclusa: mancavano solo la cupola e la decorazione della facciata. Poiché la facciata veniva a trovarsi a ridosso del battistero, quest'ultimo venne demolito nel 1737. Si affrontò poi il problema della cupola. Venne eretta tra il 1770 e il 1778 da Giovanni Battista Padrin da Tresto, ma l'economia imposta dalle persistenti difficoltà finanziarie fece sì che la costruzione risultasse tanto fragile che nel 1785 si rese necessario abbatterla. La sua ricostruzione, nuovamente affidata al padovano Giuseppe Sabadini nel 1791 che morì subito dopo l'avvio dei lavori, fu portata a termine da Giacomo Quaglia da Tresto. Per la facciata, invece, non si trovò mai la soluzione. Nel 1737 Girolamo Venezze aveva lasciato disposizione testamentaria per l'erezione della facciata in marmo, ma prima che si attuasse la volontà di Venezze intervenne una legge veneta che impedì alle opere pie di ricevere simili eredità e quindi vennero meno le risorse per il completamento del Duomo. Nel 1825 Lorenzo Urbani progettò una facciata neoclassica che, fatalmente, rimase sulla carta. Il problema venne riproposto all'inizio del secolo scorso, nel 1905, quando l'ing. Antonio Mazza di Ferrara studiò una facciata di gusto eclettico, la cui storia non arrivò oltre l'approvazione della Commissione d'onorato del Comune, nel gennaio 1906. L'unico effettivo intervento compiuto sulla facciata rimase la collocazione della statua del Cristo Redentore sopra il portale,avvenuta nel 1901, per iniziativa delle associazioni cattoliche della diocesi. Poco distante dal Duomo, all'interno del giardino pubblico, troviamo le due torri pendenti: la merlata torre Donà, una delle più alte torri medievali italiane, e una torre mozza, che fanno parte di uno scomparso castello, costruito nel 920 dal vescovo di Adria Paolo Cattaneo.
Chiesa di Santa Maria del Soccorso
  La chiesa di Santa Maria del Soccorso (detta La Rotonda) è situata in Piazza XX Settembre a Rovigo. Costruita tra il 1594 e il 1606 per conservare ed onorare un'immagine della Madonna seduta, sulle cui ginocchia sta il Bambino che regge una rosa, ha la peculiarità di avere la pianta ottagonale. Il campanile, progettato da Baldassarre Longhena, è alto 57 metri.
Accademia dei Concordi
  L' Accademia dei Concordi è un istituto culturale istituito intorno al 1580 dal conte Gaspare Campo. Nel 1739 lo statuto viene ufficialmente approvato dalla Repubblica Veneta. Sin dalla sua nascita l'Accedemia ha rappresentato il punto centrale della cultura rodigina, fungendo da polo d'attrazione per i letterati, i musicisti, i filosofi e gli studiosi.
Il nome Concordes vuole sottolineare la concordia che accomuna i soci dell'accademia e lo spirito collaborativo che ne distingue le attività.
Il palazzo del Municipio, del XVI secolo e poi rifatto nel XVIII; la settecentesca torre dell'Orologio; il palazzo dell'Accademia dei Concordi, che ospita la ricca Pinacoteca dei Concordi e la Pinacoteca del Seminario; il palazzo Roverella del 400; ed il palazzo Roncale di Michele Sanmicheli del 1555.
A Rovigo troviamo inoltre: la torre di via Pighin, anch'essa risalente al tempo dei vescovi, che faceva parte della cinta muraria eretta nel 1138 dal vescovo Florio Cattaneo; e, nel cuore della città, di forma trapezoidale, Piazza Vittorio Emanuele II caratterizzata dalla presenza di una colonna in pietra con il leone di San Marco del 1881.
 Inoltre, di forme romanico - gotiche ma poi rinnovata nell'ottocento, abbiamo la chiesa di San Francesco con il campanile del 1520. Troviamo infine: la Beata del Soccorso, detta anche la "Rotonda", costruita nel 1594-1613, con il campanile di Baldassarre Longhena; e il Museo civico delle civiltà in Polèsine, presso l'ex monastero degli Olivetani di San Bartolomeo, in cui ammiriamo numerosi reperti archeologici, dell'età romana e vari attrezzi della vita contadina di diversi periodi storici.